Vent’anni dalla scomparsa di un mito

Oggi il mondo intero ricorda Frieddie Mercury.

Il 24 novembre 2011 ricorre il ventesimo anniversario dalla morte di Freddie Mercury, il frontman dei Queen. Quel giorno del 1991 il mondo perse uno degli artisti più incredibili della storia della musica internazionale. Quel giorno Freddie Mercury entrò a pieno titolo nella leggenda.
E’ vero, la morte prematura, per un artista, è il passaporto per la consacrazione al “mito”, ma credo di non sbagliare nel dire che Mercury sarebbe diventato leggenda comunque, anche se fosse vissuto fino a tarda età: la sua bravura, il suo carisma, la sua creatività lo hanno reso un artista unico e tra i più geniali che ci siano mai stati fino ad oggi.
Non aveva soltanto una voce straordinaria, un timbro inconfondibile, che gli permetteva di raggiungere note basse e alte non facilmente eseguibili da tutti; non era solamente un ottimo musicista; era un animale da palcoscenico. La sua capacità di comunicare, di trasmettere emozioni era qualcosa di impressionante ed ogni performance live diventava un vero e proprio spettacolo, in cui lo si vedeva girare su e giù per il palco, ballare, travestirsi, spogliarsi e il tutto mentre cantava ovviamente: era in grado di infiammare la platea come pochissimi altri e il suo stile era unico, tanto da diventare il marchio di fabbrica della band.
Inoltre era anche un grandissimo compositore. Ha regalato ai Queen alcuni dei loro più grandi successi: Bohemian Rhapsody, il loro manifesto per antonomasia, Somebody to Love, Don’t Stop Me Now, We Are the Champions, inno consacrato per i momenti di vittoria, Crazy Little Thing Called Love, tanto per citarne alcuni.

In contemporanea al suo lavoro col gruppo riuscì anche a coltivare la carriera solista: il suo primo album Mr. Bad Guy (1985)  fu accolto con grande entusiasmo dalla critica e dai fan, e due tracce, I Was Born to Love You e Made in Heaven, furono riprese anche dai Queen nel loro ultimo disco. Dopo il singolo di successo The Great Pretender (cover di un brano dei Platters), realizzò un secondo album Barcelona, un mix tra opera lirica e pop, a cui collaborò la soprano spagnola Montserrat Caballé e il cui brano omonimo diventò l’inno delle Olimpiadi di Barcellona 1992.

150 milioni di dischi venduti in tutto il mondo, 707 concerti, più di 20 album pubblicati; questi alcuni dei numeri che segnarono i primi vent’anni della straordinaria carriera dei Queen. Pubblicavano un album dopo l’altro, erano continuamente in tournée in giro per il mondo, ogni lancio di un singolo era accompagnato da un videoclip e da un’importante attività di sponsorizzazione. Fino al termine degli anni ’80 lavorarono a un ritmo sfrenato; poi arrivarono i giorni della malattia di Freddie e la band fu costretta a rallentare la mole di lavoro.
Il 23 novembre del 1991 Mercury dichiarava: <<Desidero confermare che sono risultato positivo al virus dell’HIV e di aver contratto l’AIDS. Ho ritenuto opportuno tenere riservata questa informazione fino a questo momento al fine di proteggere la privacy di quanti mi circondano. Tuttavia è arrivato il momento che i miei amici e i miei fan in tutto il mondo conoscano la verità e spero che tutti si uniranno a me, ai dottori che mi seguono e a quelli del mondo intero nella lotta contro questa tremenda malattia>>.

Il giorno dopo si spense nella sua casa di Londra, stroncato da una polmonite che compromise irrimediabilmente il suo già debole sistema immunitario. Il mondo intero era sotto shock; dimostrazioni di affetto e cordoglio vennero da ogni parte del mondo, anche da parte di quei giornalisti dei tabloid inglesi tanto odiati, che da sempre lo avevano bersagliato per le sue tendenze sessuali e per il suo stile di vita non certo sobrio. La consapevolezza della scomparsa di un mito e il dispiacere che ne deriva, riuscirono addirittura a scalfire sentimenti forti come l’omofobia e il pregiudizio nei confronti della “peste gay”, l’AIDS, malattia all’epoca poco conosciuta e quindi tanto temuta. Ad aprile dell’anno successivo i restanti Queen gli resero omaggio organizzando un megaconcerto al Wembley Stadium, il Freddie Mercury Tribute Concert: vi parteciparono personaggi del calibro di Elton John, Guns N’ Roses, Seal, Metallica, David Bowie, Robert Plant, George Michael; i proventi servirono a finanziare il neonato Mercury Phoenix Trust, impegnato nella lotta all’AIDS.

Freddie Mercury è stato senza dubbio l’anima dei Queen, e la sua morte ha segnato irrimediabilmente la fine dell’epopea della band. Epilogo inevitabile se il successo ottenuto è stato frutto soprattutto della personalità e bravura del leader del gruppo; ovviamente senza il contributo di May, Taylor e Deacon i Queen non avrebbero creato tutti quei successi uno dopo l’altro, ma senza Freddie non sarebbero diventati un fenomeno mondiale, non avrebbero avuto quel carattere distintivo che li ha reso riconoscibili da tutti nel tempo e nello spazio. Morto Freddie, la band si è praticamente sciolta: dopo una parentesi di carriera solista, nel 2005 con Paul Rodgers, ex leader dei Free, i residui dei Queen, May e Taylor (Deacon si è ritirato) si esibirono in un tour. La scelta di salire sul palco con un nuovo cantante non fu ben vista da molti; il confronto tra l’ex leader e il nuovo membro scattò automatico. Per i più la sentenza fu dura: impossibile ascoltare canzoni dei Queen senza la voce di Freddie, e così l’esperimento non portò i risultati sperati.

Il ricordo di Mercury è ancora vivo nella memoria collettiva: tributi live, ristampe di vecchi dischi, nuove raccolte, spettacoli musicali che si ispirano alle canzoni dei Queen, biografie, documentari, ogni mezzo di comunicazione opera al meglio per ricordare questo grande artista. Il musical We Will Rock You, con le canzoni della band, ha fatto il giro del mondo riscuotendo un successo clamoroso, e da ormai 8 anni è al Dominion Theatre di Londra. Nel 2012 dovrebbe uscire il film documentario sui Queen in cui Sacha Baron interpreterà Freddie. Nello stesso anno ci sarà anche la pubblicazione dei duetti inediti che Mercury e Michael Jackson registrarono negli anni ‘80. La notizia era nell’aria da tempo e ora arriva la conferma di May: <<Michael era solito venirci a sentire quando eravamo in tour negli States. Lui e Freddie sono diventati subito ottimi amici, molto uniti, così da registrare un paio di canzoni insieme a casa di Michael, canzoni che nessuno ha mai sentito>>.

In questo giorno commemorativo saranno tante le iniziative in memoria di Freddie: concerti-tributi di tanti artisti, programmi televisivi e radiofonici, l’uscita di nuove biografie, omaggi sui social network; ma penso che il modo migliore per ricordarlo sia quello di ascoltare la sua musica, la sua voce. Ed è per questo che vi lascio con uno stralcio di una delle sue performance live meglio riuscite, l’esibizione al Live Aid del 1985, considerato il concerto rock più bello di tutti i tempi.

Buona visione.

Federica P.

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