Campovolo 2.0

Ligabue festeggia a casa sua la conclusione di un tour che dura da un anno e mezzo.

REGGIO EMILIA – “Si sentirà o no?” Questo dubbio attanagliava molti dei presenti che ricordavano i problemi audio del primo storico Campovolo, la risposta è secca ed inequivocabile: si sente! Il lavoro sull’impianto tecnico e sul posizionamento delle casse è stato effettuato ad hoc, il concerto può iniziare…

…Alle ore 21:20 Luciano intona un vero e proprio inno, al suo essere ed a quello di chi lo segue da tanti anni: “Questa è la mia vita”. Un’introduzione fuori dai soliti schemi, che ha stupito i presenti. Ligabue impone il suo rock, quel rock di cui si trova ormai (in Italia) ad essere l’unico esponente. Sul palco si alternano tutti i musicisti che hanno suonato con il cantautore di Correggio, ovvero i ClanDestino, La Banda, ed infine il gruppo attuale. Ospiti graditi Corrado Rustici, che ha deliziato i presenti con il suo assolo conclusivo a “Ci sei sempre stata” e Mauro Pagani, attesissimo come sempre, ha impreziosito ancor di più gli arraggiamenti con i suoi tanti strumenti, alternati durante uno stesso pezzo a velocità umanamente poco comprensibile!

Oltre a dare come ormai consueto molto spazio ai pezzi più recenti dell’ultimo lavoro (Arrivederci Mostro!) Ligabue ha deliziato tutti, ripescando delle canzoni storiche come “Anime in plexiglass” e “Figlio di un cane”, aggiungendo “I duri hanno due cuori” votata all’unanimità tramite un contest organizzato su Ligachannel durante le settimane precedenti alla data del concerto.

Si è a lungo parlato di inediti da suonare a Campovolo, e così è stato. Due i pezzi in scaletta “M’abituerò” di cui i fan più accaniti conoscevano una versione tratta da un bootleg del lontano ’87 e “Sotto bombardamento” quattordicesima traccia (poi esclusa) da “Buon compleanno, Elvis!” album uscito nel 1995. Se sulla prima qualcuno ha abbozzato almeno il ritornello, per la seconda ci si è dovuti prestare ad un religioso ascolto in totale “silenzio”. Sul finale immancabili “Urlando contro il cielo” e “il meglio deve ancora venire”.

Un concerto quindi che dal punto di vista emotivo, non ha deluso nessuno, la voce calda di Luciano ha reso tangibile l’emozione che aleggiava intorno alla mastodontica arena, piena fino a scoppiare, ma che dal punto di vista organizzativo, ha lasciato molti con l’amaro in bocca: Un’area pit da più di 10.000 tagliandi venduti agli iscritti al fan club, ha reso la visibilità dello spettacolo davvero ridotta a zero, a chi essendo in possesso del tagliando standard d’ingresso (che ricordiamo aveva lo stesso prezzo di quello “riservato”) è arrivato con 10, 12, 15 ore di anticipo per guadagnare la prima fila dell’area “pubblica” davvero troppo fastidiosamente distante dal palco; andava fatta una pit come per gli stadi da un migliaio di ingressi, ne avrebbero tratto giovamento in tanti, per lo meno chi ha fatto sacrifici per esser li prima degli altri. Ma neanche i “privilegiati” hanno avuto vita facile, chi infatti pensava di pernottare in tenda per poi entrare comodamente nell’area Bar Mario, ha dovuto fare marcia indietro, vista l’immane distanza, tra l’area tende e l’ingresso della pit che li avrebbe portati tra le ultime file. Ciliegina sulla torta il deflusso a fine spettacolo, dove migliaia e migliaia di persone sono state costrette a tagliare le recinzioni dell’aeroporto e poi effettuare movimenti da Marines  per andare via, visto il numero ridicolo di uscite, improporzionate alla quantità dell’afflusso. Ma prendendola con filosofia, si può dire che quantomeno anche il ritorno alle auto non è stato noioso…

<<A me fanno sempre un complimento, che mi riempie d’orgoglio: “Luciano tu hai il pubblico più bello!” ogni volta è difficile spiegare come siete visti da qui, grazie!>>

Con queste parole Ligabue ha voluto ringraziare gli oltre 100.000 presenti che hanno goduto della sua musica per 2 ore e 40 minuti.

Vincenzo M.

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