Vorrei un’Italia che…questa è l’Italia che vorrei

Vorrei un’Italia che fosse libera, istruita e responsabile delle proprie azioni; che parlasse l’italiano e che fosse fiera di appartenere ai tre colori del verde, bianco e rosso della propria bandiera.

Vorrei un’Italia in cui le Regioni non siano degli Stati a sé, ma vadano tutte nella medesima direzione: l’Unità che fa la forza è l’unica medicina per dimostrare all’Europa quanto siamo Italiani.

Vorrei un’Italia che fosse governata da persone competenti, alle quali competa fare il bene del proprio Paese, che è il mio ed è il loro; persone solidali verso chi sta meno bene, politici che si affacciano nella società reale osservando i problemi quotidiani delle persone; che aprano un dialogo per trovare soluzioni accettabili obiettivamente e che non facciano notare un netto discostamento dal Palazzo alla città.

Vorrei un’Italia che fosse governata da un popolo sveglio e attento, che capisse che l’alternativa sarebbe il governo dei governanti al potere, il governo dei pochi burocrati, che si arricchiscono alle spalle della buona parte dei cittadini.

Vorrei un’Italia in cui ci fosse il buon senso civico: come pagare le tasse e fare la fila alla posta o al supermercato; perché ognuno ha il proprio turno da rispettare, ha la propria parte da offrire, ha il proprio contributo da dare, in cambio di una vita migliore in pace con tutti.

Vorrei un’Italia senza evasione fiscale, senza corruzione, senza mafia, senza fanta-politica: un’Italia che sia “Italiana”.

Vorrei un’Italia con la mentalità decisa a combattere il male: sanzionare e punire sono doveri che vanno resi pubblici nelle piazze, perché solo così la gente si sentirà garantita e protetta dalla giustizia.

Vorrei un’Italia che non fosse ammalata da Cosa Nostra, dalla ‘Ndrangheta, dalla Camorra e dalla mafia in generale: il mafioso non è il boss, ma qualsiasi persona tenti di raggirare i diritti degli altri.

Vorrei un’Italia dove le tragedie vanno affrontate con coraggio e dedizione; un’Italia in cui i comandanti non abbandonano la propria nave per paura e vigliaccheria; in cui dessero l’esempio per tutti e fossero degli idoli da sognare, per sentirsi un po’ più grandi.

Vorrei un’Italia che fosse tutta orizzontale: così da non creare differenza tra Nord e Sud; sperando che non se ne creino tra Est e Ovest: un’Italia uguale per tutti, perché tutti Italiani.

Vorrei un’Italia in cui i cittadini chiedano a gran voce i propri Diritti, ma a patto di adoperarsi per i propri Doveri: il Dovere in primis è il nostro primo Diritto da rispettare e far rispettare.

Vorrei un’Italia in cui le scuole insegnassero a vivere in mezzo agli altri, prima che impartire lezioni di matematica, lettere, storia e geografia: avere buoni voti è indice di buona memoria, più che d’intelligenza e maturità.

Vorrei un’Italia in cui ciò che è Pubblico fosse davvero di tutti; fosse sentito e avvertito come “di tutti” e per questo rispettato e onorato come chiunque onori la propria casa: le aziende Pubbliche dovrebbero essere più efficienti e severe, e garantire il buon servizio medio ai propri (tutti) cittadini.

Vorrei un’Italia in cui l’ammissione di colpa non sarebbe un male, se fatto nel momento giusto e con semplicità: basterebbe capire di aver sbagliato e risponderne per il bene di tutti.

Vorrei un’Italia in cui Schettino non fosse “scivolato” dalla nave, ma fosse rimasto ad aiutare le vittime a fuggire e salvarsi dal naufragio; che avesse dato l’allarme nel momento giusto, anziché temporeggiare aspettando che la situazione degenerasse.

Vorrei un’Italia in cui un “Governo Tecnico” sia più rivolto verso il proprio popolo, che verso l’Europa; che non spinga nel baratro le famiglie lavoratrici, i dipendenti, gli operai, gli autotrasportatori, i pescatori, i contadini: le persone che fanno l’Italia, il “made in Italy”.

Vorrei un’Italia che protesti contro chi le toglie il pane per mangiare; ma che lo faccia con dignità, onore e rispetto per i propri concittadini.

Vorrei un’Italia che trovasse la soluzione migliore per uscire dalla crisi, moderando le tasse e ridistribuendo la ricchezza in modo equo e razionale: che i ricchi aiutino i poveri; e gli evasori, quelli che mirano al male del Paese, paghino sanzioni severe.

Vorrei un’Italia ricca di giovani politici, menti nuove che portino novità e ideali freschi; che portino entusiasmo tra le persone, oramai stufe e stanche dell’ennesime promesse a fini elettorali: che i fatti siano fatti e le voci non abbiano il tempo di essere ripetute.

Vorrei un’Italia meno sprecona e più vigile del proprio territorio e delle proprie risorse: “quando i visi pallidi avranno abbattuto l’ultimo albero, essiccato l’ultimo corso d’acqua, ed ucciso l’ultimo bisonte, si accorgeranno che i soldi non si mangiano”.

Vorrei un’Italia che sia Italia, degna di essere chiamata e sentita come la patria degli Italiani; un’Italia fresca e giovane, abile e scaltra, un’Italia che sia la mia Italia, la nostra Nazione…questa è l’Italia che vorrei.

Luca R.

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