Canone si, canone no. Nel dubbio, prelievo in bolletta

1390822639-rai-2E’la tassa più discussa e evasa dagli italiani. Da sempre oggetto di infiniti dibattiti tra due fazioni opposte.

Il canone televisivo italiano nasce dal Regio Decreto del 21 febbraio 1938, n. 246 relativo alla Disciplina degli abbonamenti alle radioaudizioni (Gazzetta Ufficiale n. 78 del 5 aprile 1938).

La dicitura legislativa recita:
«Chiunque detenga uno o più apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni è obbligato al pagamento del canone di abbonamento, giusta le norme di cui al presente decreto.»

In parole molto semplici, sono tenuti a pagare coloro che possiedono un apparecchio che alla nascita è predisposto a ricevere il segnale televisivo, indipendentemente da modifiche strutturali effettuate successivamente. La Rai, specifica che non rientrano in questa categoria: cellulari, computer o apparecchi in genere, collegabili ad internet. Questo, per chiarire una volta per tutte la faccenda.

Nel corso degli anni, la motivazione del pagamento del canone è sostanzialmente rimasta invariata. Diverse sentenze della Corte Costituzionale hanno dichiarato perfettamente legittima l’applicazione del tributo, rifacendosi al Regio Decreto. La tecnologia è però cambiata moltissimo, e non di raro capita di acquistare un televisore per utilizzarlo solo come monitor per lettori DVD o apparecchi simili. Da qui, la diatriba popolare. Il governo da sempre cerca di combattere l’evasione di una tassa che genera un mancato introito di circa 600 milioni di euro, cifra di tutto rispetto. Per ovviare definitivamente al problema, il canone Rai 2016, verrà addebitato direttamente sulla bolletta dell’energia elettrica dell’immobile in cui si ha residenza, unico servizio che nella quasi totalità dei casi, è presente in ogni abitazione.

Tanti si chiedono come possa un ente privato, come il gestore di energia elettrica, fungere da “sceriffo di Nottingham.” Inoltre, vista la complessa evoluzione tecnologica dei nostri giorni, pare sempre più chiaro, che il pagamento per il solo possesso dell’apparecchio, appaia ormai come una scusa per ingrassare le tasse dello stato, con la “giusta causa” del “servizio pubblico.” La televisione pubblica nazionale ormai, e forse più di quelle private, è piena zeppa di pubblicità, e dover obbligatoriamente pagare per qualcosa di non essenziale a molti non andrà mai giù.

Come spesso accade, la verità sta nel mezzo. Le soluzioni ci sono e appaiono anche semplici da realizzare, soprattutto nell’era del digitale. Un criptaggio del segnale televisivo Rai ad esempio, con sblocco tramite smart-card, posseduta da chi è in regola con i pagamenti, risolverebbe per sempre la contesa.

Ma in quanti, in una situazione del genere, farebbero richiesta di tale servizio? Probabilmente pochi.

«Pagare meno, pagare tutti» dice il Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Poi, che si tratti di un appiglio basato su una legge di 77 anni fa, assolutamente fuori dall’epoca del Media Evo, non importa.

Barricatevi in casa, lo sceriffo di Nottingham sta per arrivare…

Vincenzo M.

Foto @Web

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