Inchiesta:uso improprio dei CO.CO.PRO nonostante Jobs Act

Breach-of-ContractNonostante gli esponenti politici di spicco, primo tra tutti il Presidente del Consiglio Matto Renzi, parlino dell’inizio della fine della crisi economica, la realtà quotidiana di molti giovani appare molto diversa. Il lavoro non c’è, e dove si riesce a trovare qualcosa, bisogna stare molto attenti a ciò che viene proposto, poiché, la maggior parte delle volte, soprattutto a livello contrattuale, si è di fronte a formule che non sono più valide.

Avete presenti i famosi Contratti di Collaborazione a Progetto? Si tratta di una tipologia contrattuale introdotta nel 2003 dalla cosiddetta “Legge Biagi”. Tale contratto di lavoro, riassumendo in maniera sintetica, prevedeva la possibilità di un rapporto non vincolato da monte orario, con un pagamento, in accordo con il datore di lavoro, che avveniva a raggiungimento dell’obiettivo prefissato. Con la recente attuazione del Jobs Act, tale tipologia di contratto viene abolita dal 25 Giugno 2015 ed i contratti stipulati precedentemente e ancora in essere, dovranno esser obbligatoriamente trasformati, dal primo Gennaio 2016, in contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato (Gazzetta Ufficiale n. 144 del 24 giugno 2015, Supplemento ordinario n.34 Articoli da 51 a 56).

Interessato in prima persona all’argomento, ho iniziato a prendere contatti con diverse società, rispondendo a numerosi annunci lavorativi presenti su noti siti web.

Nello specifico, ho inviato candidature a circa cinquanta aziende. La tipologia di lavoro offerta era quasi sempre la stessa: call center o promozioni di brand vari.

Ho ricevuto risposte da poco meno della metà degli annunci ai quali avevo scritto. Per l’esattezza quindici aziende.

Preso appuntamento diretto con tre di queste, mi sono presentato a colloquio. Tutte le sedi erano caratterizzate da arredamenti essenziali ed ambienti molto luminosi. Nonostante avessi inviato curricula molto dettagliati, mi è sempre stata chiesta la compilazione di un ulteriore modulo con dati personali quali residenza e/o domicilio. Mi sono sempre rifiutato a scrivere tali informazioni, reputandole superflue in questa fase della selezione. Una volta di fronte al responsabile di turno, ho iniziato a chiedere informazioni sul lavoro da svolgere e sul contratto proposto. La risposta in tutti i casi è stata:

“Contratto di collaborazione a Progetto.”

Fingendomi sprovveduto a riguardo, ho provato a farmi spiegare in cosa consistessero tali accordi. In linea di massima, le risposte erano sempre le solite: “niente di particolare, sono contratti nuovi”, “sono semplicemente contratti che prevedono un fisso mensile e delle provvigioni”, “Semplicemente contratti per promozioni o vendita”.

Nessuno ha, per ovvi motivi, mai accennato al fatto che non è più possibile stipulare questi CO.CO.PRO. In parole povere, il foglio di carta che avrei dovuto firmare, non avrebbe avuto alcun valore legale. In aggiunta, tutte le proposte lavorative qui inquisite, mi avrebbero obbligato, in barba allo stesso contratto proposto, ad un monte orario ben stabilito e vincolante, con tanto di giornate settimanali, turni di riposo, ore giornaliere e fogli firma delle presenze da compilare e poi mandare al responsabile. In caso di mancato rispetto del monte orario, non si aveva diritto al fisso mensile. Tutte giornate da minimo otto ore, con disponibilità, a seconda del flusso di vendite realizzato, a trattenersi anche per dieci o dodici ore, senza, naturalmente, aver un riconoscimento economico per tali “straordinari”.

Inutile dire che queste proposte non sono regolari per legge.

Ho comunque pensato si potesse trattare di casi isolati, continuando così la ricerca. Con altre dodici aziende ho avuto contatti telefonici, chiedendo più o meno le stesse informazioni, mostrandomi questa volta, preparato sull’argomento.

Ilarità e sarcasmo hanno caratterizzato le risposte degli interlocutori dall’altro lato della cornetta, quasi a far intendere che quello non aggiornato sulla questione ero io. La morale era comunque la medesima, CO.CO. PRO non più validi con il nuovo Jobs Act e richiesta esplicita di monte orario definito, full o part-time.

Nessuna delle società mi ha dato spiegazioni scritte tramite email, e una volta chiesto il perché al telefono, la spiegazione era: “non si possono dare queste informazioni per email, è già un’eccezione darle al telefono, di solito si parla di persona.”

Come ben dicevano i latini: verba volant, scripta manent.

In queste mie parole si riconosceranno in tanti, giovani e non, in costante ricerca di un lavoro onesto e dignitosamente pagato, che spesso, per paura di non trovare altro, sono costretti ad accettare tali proposte.

Ognuno faccia le proprie valutazioni.

Vincenzo M.

Foto @Web

Ti è piaciuto quest’ articolo? Clicca “Mi piace” sul box a destra o condividilo nel tuo Social Network preferito!

Volete scriverci? Utilizzate il modulo “Contattaci” !

Condividi sul tuo Social Network preferito!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.