Sicilia: una rivolta a telecamere (quasi) spente

Chi scrive, si trova fisicamente distante dai luoghi dei fatti. Quello che tenterò di esprimere in queste poche righe sarà ciò che si percepisce a distanza tramite i mezzi di comunicazione. La situazione è parecchio imbarazzante.

Da quasi una settimana ormai (in concomitanza con le dimissioni del sindaco di Palermo, Diego Cammarata) in Sicilia è iniziata una vera e propria rivolta, da alcuni definita come i “Nuovi Vespri Siciliani”. Tutto parte dalla giustificata esasperazione di trasportatori, pescatori, commercianti, ormai stufi degli ennesimi rincari, soprattutto di quello del petrolio. Le autostrade sono state prese d’assalto e sono iniziati blocchi che da Palermo si sono diffusi in tutta la regione. Stilare però un quadro completo e dettagliato della vicenda, è questione assai ardua; perché, vi chiederete voi? La risposta è semplice: i mezzi di comunicazione più diffusi, non stanno trattando la vicenda nel dovuto modo, anzi, si percepisce una sensazione di abbandono che lascia spiazzati un po’ tutti. Negli ultimi giorni, rotocalchi, programmi d’approfondimento, Tg e quant’altro non fanno altro che rimpolpare gli ascolti, parlando senza sosta della tragedia della Costa Concordia. Sul fatto che la sciagura della nave da crociera rappresenti una notizia di rilevanza nazionale, non vi sono dubbi, ma è anche vero che non ci si può fermare sempre e solo sulle stesse cose. La cassa di risonanza della rivolta sicula, non arriva all’orecchio dello spettatore, se non a quello più attento e puntiglioso, solo le edizioni regionali dei Tg o il telegiornale di La7 hanno trattato l’argomento.

L’unico modo per sapere qualcosa sulla vicenda è cercare su internet o leggere tra i Social Network  i vari aggiornamenti di stato o le varie news che trapelano dai gruppi che parlano della questione.

Quello che trapela  da chi sta vivendo personalmente questa storia, non si allontana molto dai soliti commenti che appaiono durante le “agitazioni di folla”. Ovvero, pare che dalla giustificata protesta, si sia passati alle intimidazioni, al disturbo della quiete, ed a tutto ciò che di negativo si può trasformare un’indignazione pubblica. I commercianti che non aderiscono (ricordiamo che siamo in democrazia, quindi ognuno è libero di fare come meglio crede) si sentono minacciati e obbligati a partecipare, le città, anche quelle più piccole sono bloccate, con il traffico che rimane paralizzato. A questo si aggiunge anche la massiccia diffusione di materiale stereotipato, (sempre sui Social Network) che vedono raffigurato il “siciliano con la coppola” in rivolta, insomma direi che comunque vada, l’immagine dell’isola ne uscirà nuovamente infangata.

Nell’attesa che anche le telecamere spostino l’interruttore da “stand by” ad “On”, ho voluto elencare ciò che più arriva all’attenzione del pubblico, tramite forme di informazione “alternative”.

Vincenzo M.

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