Sanremo 2012: Nessun fiore e mille problemi!

Tutti aspettano Sanremo, nessuno lo guarda, tutti ne parlano, molti lo criticano.

Ecco che, a sessantadue anni dalla sua nascita, il Festival continua a “unire” e dividere gli italiani, in un’edizione che si apre in un San Valentino all’insegna di problemi (soprattutto) tecnici per la rete ammiraglio della Rai.

Dopo la già risaputa mancata partecipazione dell’ereditiera Tamara Ecclestone (per un abbandono volontario, a quanto pare), la conferenza stampa si è aperta con la notizia di una forte cervicale accusata dall’unica valletta confermata, Ivanka Mrazova.

Un Gianni Morandi obbligato a rimediare, dunque, già da prima della diretta, trovando in Belen Rodriguez  ed Elisabetta Canalis la soluzione, almeno per la grande serata d’apertura; non più due ospiti pronte ad augurare a questo Festival la stessa fortuna di quello che le ha viste protagoniste, ma di nuovo vallette per una sera. Compito che ha visto la prima svolgerlo al meglio, con la stessa scioltezza e spontaneità dell’anno scorso, contro una Canalis molto più impacciata e a tratti desiderosa di avere la scena tutta per sé.

La serata ha dunque preso forma sulle parole ironiche e i “silenzi” alla Celentano messi in scena da Luca e Paolo, lasciati liberi di dar sfogo a gag di sicuro aggancio col pubblico e di presentare un Morandi visibilmente emozionato.

Il Festival è sempre il Festival, d’altronde.

A rompere definitivamente il ghiaccio è stata quindi la simpatia di un Rocco Papaleo in versione “tecnica”,con un paltò blu e una cartella di pelle (dall’aspetto molto serio) in mano, emblema della sobrietà richiesta al Paese dal Governo Monti. Il motto di quest’anno? Semplice: “stiamo tecnici” al posto dello “stiamo uniti” tanto amato dal cantante-conduttore lo scorso anno.

Ma Sanremo è il Festival della Canzone Italiana ed è quindi doveroso presentare i nomi dei 14 cantanti esibitisi ieri sera.

Ad aprire la gara è stata Dolcenera, con una canzoncina con un ritmo che entra facilmente in testa già dal primo ascolto. Ma i problemi (finora velati) riaffiorano dopo l’esecuzione, facilmente dimenticabile, di “Pallone” di Samuele Bersani: ci sono difficoltà tecniche che non permettono ai giurati di votare. Papaleo sdrammatizza e la gara va avanti con Noemi, dai capelli sempre più fiammanti e la solita ottima interpretazione di un testo scritto per lei da Fabrizio Moro (vecchio conoscente del Festival).  Si continua con Francesco Renga ed Eugenio Finardi (buone esecuzioni che sembrano però stentare a lasciare il segno al primo ascolto) e un’Arisa senza quest’anno occhiali stravaganti, rossetto rosso e look particolare. Irene Fornaciari ha lasciato di certo la sua impronta sul palco, visti i suoi anfibi e il suo stile, rock ma allo stesso tempo adeguato per Sanremo, con una canzone che porta la firma di Van De Sfross (quello di “Yanez”).

Ma ogni Festival ha i suoi “incontri” audaci: e quest’anno, dopo le passate esperienze di Pupo, Emanuele Filiberto e Luca Canonici, ecco presentarsi sul palco l’accoppiata D’alessio-Bertè, in un duetto che cerca di unire due stili troppo diversi e una Bertè ormai lontana dalla bellezza e la voce di “Non sono una signora”. Buona la prima anche per Emma, in un abito verde (speranza?) questa volta da sola, ma accompagnata dalla sua voce graffiante e l’interpretazione passionale. Sfornato dallo stesso talent ( ndr. “Amici”) anche Pierdavide Carone (autore di “Per tutte le volte che..” che portò alla vittoria Valerio Scanu nel 2010), accompagnato nientemeno che da Lucio Dalla, segno che il ragazzo merita, come ha dimostrato anche la canzone stessa. Due cantautori che si incontrano, due stili simili e perfettamente complementari, capaci di presentare”Nanì”, canzone di buon contenuto, stile e forma.

I Matia Bazaar ritrovano una sempre perfetta Silvia Mezzanotte e i Marlene Kuntz si presentano con una canzone nel loro esatto stile, novità per il palco dell’Ariston. Tra le donne buona anche l’interpretazione di una poco conosciuta cantante jazz come Chiara Civello e di Nina Zilli (affermatasi ai più grazie alla partecipazione a “Parla con me” dello scorso anno) quasi irriconoscibile senza rossetto rosso, abiti vintage e trucco pesante.

Ma l’attenzione è stata, come ci si aspettava, rivolta all’intervento (di quasi un’ora) di Celentano che, dopo il lauto compenso e le carta bianca ottenuta, si lancia in un’invettiva contro “L’Avvenire” e “Famiglia Cristiana”, “giornali inutili che parlano di tutto tranne che di Dio” e “andrebbero chiusi”, Aldo Grasso che “scrive solo fesserie sul Corriere della Sera”, passando per la politica (spalleggiato nel suo intervento dall’ancora degno di nota Rocco Papaleo, da una Canalis attrice improvvisata e da Pupo spuntato dalla platea dando vita a una discussione che all’inizio sembra del tutto reale). Niente paura nel far nomi dunque, in un discorso che a tratti risulta però esattamente quel che ci sarebbe aspettati da Celentano, forse solo un po’ più eclatante. Un discorso che ha alzato, com’era facilmente prevedibile aspettarsi, un polverone di critiche e un “molleggiato” che si è presentato sul palco come una star, in uno scenario apocalittico di guerra e  distruzione.

Che sia lo stesso che si è abbattuto sulla prima serata di Sanremo? Dopo le parolacce di Luca e Paolo e quella scappata a Morandi (malviste dai benpensanti, maggioranza tra il pubblico di Sanremo e di Raiuno), l’audio in alcuni momenti pessimo, Gianni Morandi ha dovuto aggiungere, alla conclusione della kermesse, il rinvio dell’eliminazione di due canzoni dalla gara a causa dei problemi tecnici riscontrati nella votazione. Il tutto di fronte alla solita giuria popolare che non riesce ad esprimersi in altri modi che con fischi e grida, neanche davanti alla professionalità di un conduttore esasperato e di Rocco Papaleo che cerca ancora una volta di alleggerire un clima ricco di tensione.

Beh, di certo non il migliore degli inizi (anche se a sentire i dati, i numeri d’ascolto sono stati altissimi).. Bisogna solo aspettare stasera quindi per vedere se questo Festival riuscirà finalmente a decollare!

Cristina P.

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