Marketing ingannevole e pubblicità cancerogena

Vendere, vendere, vendere. Sappiamo bene che questo è l’obiettivo di  ogni azienda, piccola o grande che sia. Fatturare il più possibile, indipendentemente dalla qualità del prodotto. Anche la pubblicità viene strutturata in questo modo, cercare di far apparire l’oggetto in questione migliore di quello che in realtà è, o addirittura indispensabile per la nostra vita quotidiana. Certo far passare per buono  un prodotto che qualitativamente non lo è, rappresenta di certo  un esempio di pubblicità ingannevole, ma un attento acquirente al secondo acquisto eviterà di riprendere un articolo qualitativamente scadente. Ma cosa succede se non parliamo più di qualità, ma di nocività?

L’ignoranza in questo campo rasenta l’assurdo. Tutti i giorni vedo persone comprare merci di ogni tipo senza sapere neanche quali sono gli ingredienti. Si dà per scontato che il Thè sia Thè, il succo di frutta sia succo di frutta ecc ecc. Niente di più falso! La mia mente ricorda molto bene due famosi brand, credo che chiunque li ricordi, parlo dell’olio Johnson’s baby e del Thè San Benedetto. Iniziamo dal primo:

“Idrata 10 volte di più” recita lo spot. Due asterischi chiariranno che si riferisce all’utilizzo del prodotto unito alla pelle bagnata, cosa che  di per sè è già ingannevole, perchè riflettendoci è caratteristica peculiare di qualsiasi olio idratare di più se usato su qualcosa di umido.  Poi si continua consigliandolo come “dopo-bagnetto” per i bambini in tenera età. Qui secondo il mio parere parte la vergona. Probabilmente molti lo sanno, tanti altri no, e dovrebbero inizare a leggere gli ingredienti di ciò che comprano, ne gioveremo tutti, che quest’olio “miracoloso” è composto per la massima percentuale (leggendo l’ INCI sarò ad occhio il 90%) di Paraffina Liquida, per i più distratti cito Wikipedia:

“La paraffina è il nome corrente dato ad una miscela di idrocarburi solidi, in prevalenza alcani, le cui molecole presentano catene con più di 20 atomi di carbonio. È ricavata dal petrolio e si presenta come una massa cerosa, biancastra, insolubile in acqua e negli acidi. Il suo numero CAS è 92045-76-6. Il suo numero EINECS è 295-458-3. […]La sua preparazione industriale costituisce attualmente parte del trattamento degli oli di petrolio. […]Nell’Unione Europea si applica al petrolato la frase di rischio R45 con la nota N poiché la sostanza può provocare il cancro.”

Spiegazione eloquente. Dovremmo utlizzare per idratare la pelle quello che in parole molto semplici è “lubrificante per automobili”. Petrolio per la pelle…

Secondo prodotto: Il Thè San Benedetto zero. A fronte di una presunta ipocaloricità della bevanda, c’è un edulcorazione a base di Aspartame. Come prima, ri-cito  Wikipedia:

“L’Aspartame è un edulcorante, dolcificante ed esaltatore di sapidità artificiale. È composto da due amminoacidi, l’acido aspartico e la fenilalanina, e l’estremità carbossilica della fenilalanina è esterificata con il metanolo. Pur avendo la stessa quantità di calorie dello zucchero il suo potere dolcificante è circa 200 volte maggiore, motivo per cui ne sono necessarie piccole quantità per dolcificare cibi e bevande. […]Un nuovo e più dettagliato studio sugli effetti a lungo termine del consumo di aspartame in dosaggi compatibili con la dose minima giornaliera permessa per il consumo umano è stato pubblicato nel settembre 2007 su Environmental Health Perspectives, realizzato anch’esso dall’Istituto “Ramazzini” di Bologna. In tale studio, l’unico che abbia preso in considerazione l’uso di aspartame fin dai primi cicli di vita e abbia seguito la storia clinica dei topi fino al loro decesso naturale, sono stati rilevati dagli autori evidenti indicatori di rischio per la salute umana, in particolare per i bambini. L’agenzia europea EFSA e la corrispondente agenzia statunitense FDA non hanno al momento presentato un parere ufficiale sui risultati di questo secondo studio. Entro il mese di settembre 2012 l’EFSA, sotto obbligo della commissione europea, dovrà rivalutare la sicurezza sull’aspartame.”

A questa ricerca, che si  può trovare tranquillamente on-line, si deve aggiungere, come ribadito da tutti gli studi, che una sostanza cancerogena, non lo è a determinate dosi, lo è sempre! Quindi non c’è un attenuante sul dosaggio minimo di questi “ingredienti”. A giudicare dall’andamento del mercato, molte case di produzione stanno utilizzando la dicitura “senza Aspartame” come un vera e propria griffe, segno che l’argomento è sentito, e sicuramente ci sarà stata una ripercussione sulle vendite di questi prodotti.

Il problema non riguarda solo questi marchi, che sono stati utilizzati come esempio, perchè molto famosi, ma ne riguarda centinaia.  E’ quindi buona abitudine per i consumatori, inizare a leggere e documentarsi su quello che mettono in bocca, anzichè credere come zombie a tutto quello che la pubblicità ci fa passare per buono.

Vincenzo M.

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