John Edgar Hoover, direttore dell’FBI

Un uomo che apporta delle novità in una società non ancora ben equilibrata istituzionalmente, dove la corruzione e la politica s’intrecciano dietro le scrivanie dei burocrati, difficilmente viene ben visto ed accettato dai governanti del Paese, per l’ovvio motivo che anch’essi temono di cadere probabilmente nella morsa di chi li giudica; un uomo che dedica la sua vita per la protezione e la salvaguardia della propria nazione, è destinato senz’altro a sacrificare quel piano “sociale” che caratterizza la vita di ogni essere umano; un uomo senza dubbio riservato, amante della propria madre con la quale visse fino alla sua morte, semplice, ma con un’educazione e disciplina ferrea, che impose anche ai propri dipendenti: il suo nome è John Edgar Hoover.

Mr. Hoover, chiamato semplicemente “Edgar” dalla madre e da chi, con lui, avesse una certa intimità, fu il direttore capo della Federal Bureau of Investigation per ben 48 anni, nei quali trasformò l’ufficio in una sede molto più accreditata e salda dal punto di vista investigativo e scientifico: da 600 dipendenti a 6000 agenti; la creazione di un laboratorio con a capo le migliori menti degli Stati Uniti; una disciplina ferrea impartita ai funzionari dell’FBI, dal campo vestiario ai comportamenti al di fuori del Bureau, ad una preparazione culturale come requisito per accedervi.

Edgar Hoover, da giovane funzionario, ottenne in breve tempo promozioni a seguire, fino alla direzione generale del Bureau, comunque dipendente dal Procuratore generale degli Stati Uniti d’America; le sue idee innovative, come l’identificazione dei criminali con le semplici impronte delle dita, furono viste inizialmente come fantasticherie scientifiche, impossibili da realizzare. E invece saranno proprio le sue doti da “decisionista” che lo porteranno ad essere uno degli artefici della trasformazione del Paese dal 1924 al 1972, con la persecuzione dei rivoltosi bolscevichi e dei radicali; la lotta sfrenata al “gangsterismo” con gli arresti più celebri come John Dillinger (il nemico pubblico numero uno), George Kelly (detto “la mitragliatrice”), e l’arresto dell’omicida della figlia Lindbergh, che destò scandalo e orrore in tutta la nazione.

Ma se come “uomo pubblico” la sua fama iniziò ad essere la più grande tra i cittadini americani, ben accolto nei fumetti e considerato anche dalla generalità dei cittadini eroe nazionale, come “uomo sociale” la sua vita fu molto arida: visse con la madre per tutta la sua vita, fino alla sua morte, considerandola l’unica persona alla quale poter dare piena fiducia; non riuscì mai a trovare una compagna, se non nella vita d’ufficio, con la personale segretaria Mss. Helen Gandy, probabilmente detentrice dei documenti più riservati che neanche il Bureau poteva nascondere; di importante rilevanza fu senz’altro Clyde Tolson, direttore associato dell’FBI, accompagnatore di Edgar in tutta la sua vita: da qui nacque l’idea di una sua presunta omosessualità e di una relazione segreta, ma si pensa anche che fossero delle semplici denigrazioni per un uomo di certo non ben visto per chi non avesse mai nutrito nei suoi confronti una simpatia per il posto che occupava da troppi anni.

Sicuramente elementi critici e negativi furono visti nei trattamenti che Hoover concesse, con intercettazioni illecite, a personaggi importanti che combatterono contro il razzismo afroamericano, come Martin Luther King. Ad ogni modo la sua carriera si concluse con il mandato Nixon, l’ultimo di 8 presidenti degli Stati Uniti, con i quali dovette trovare dei compromessi:  Coolidge, Hoover, Roosevelt, Truman, Eisenhower, Kennedy, Johnson e Nixon. Fu quest’ultimo che a seguito della sua morte, preferì concedere il mandato ai direttori futuri dell’FBI una carica limite fino a 10 anni.

In ogni caso John Edgar Hoover resta oggi uno dei maggiori uomini più famosi degli Stati Uniti, al quale tra l’altro è stato dedicato l’edificio stesso in cui ha sede l’ufficio dell’FBI a Washington, chiamato “Hoover”; e anche uno tra i migliori film, interpretati dall’attore Leonardo Di Caprio, che racconta così la vita di un uomo, il quale sicuramente, nel bene e nel male, ha contribuito al cambiamento del proprio Paese e del mondo.

Luca R.

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